Lui & Lei
Seconda vacanza a Tenerife
di Liliana1980
23.02.2022 |
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"Ma veniamo alla storia, che è la cosa che più vi interessa..."
Salve amici eccomi a raccontarvi della mia seconda vacanza nel villaggio turistico diretto dalla mia sorellona.Sarà l’ultima,ai primi del prossimo mese comincerò a lavorare per una compagnia di navigazione,per il momento come impiegata amministrativa,aspettando la chiamata all’imbarco,ancora non lo so,ma passeranno alcuni anni prima che arrivi.
Per il momento godiamoci questa vacanza in un villaggio da sogno.
Ancora non lo sapevo,ma all’età di 42 anni,lo avrei diretto io,mia sorella e sua moglie,si sono trasferite in Polinesia dove ne hanno costruito uno nuovo e hanno deciso di gestirlo in prima persona,ma questo è il futuro, veniamo ai miei anni di gioventù.
Con me c’erano alcune amiche con cui mi ero diplomata.
Grazie a Cinzia avevo ottenuto una camera singola,bene,ero maggiormente libera.
Ma veniamo alla storia,che è la cosa che più vi interessa.
Finita la colazione andammo come al solito a prendere la nostra quotidiana razione di sole, anche se non lo facevo vedere e non volevo nemmeno ammetterlo con me stessa, avevo il cuore un po’ triste al ricordo del misterioso amante,(per chi non lo sapesse vada a leggere la prima vacanza a Tenerife) ma quello che mi rodeva, che si fosse comportato in quel modo, va bene aveva famiglia, poteva dirlo sin dall’inizio, non cambiava nulla, valli a capire certi uomini.
Faccio un profondo sospiro e mi gettai ogni ricordo alle spalle in fin dei conti sono in un meraviglioso villaggio e allora!! via la malinconia, mi butto in acqua, mi piace nuotare, specialmente se posso farlo quasi nuda,(meglio sarebbe completamente come quando vado nel mio angolo segreto di mare), l’acqua scivola sul corpo, accarezzando i capezzoli, scivolando sulla schiena, avvolgendomi in una fresca e tonica carezza che scacciò del tutto le ultime scorie della passata delusione.
Ritorno alla sdraio, Cinzia, finalmente ha trovato un po' di tempo e si è unita alla compagnia, aveva ordinato un drink per tutte e due.
Arrivarono, una mano scura me lo allunga, alzo gli occhi per prendere il bicchiere, seguo il braccio, arrivo alla spalla, al torace, guardo il corpo che vicino a me mi porge il bicchiere, lo guardo in viso, un pensiero mi passa per la mente.
“ma dove sei stato fino a questo momento?”
Prendo il bicchiere, riesco a formulare un semplice.
“grazie”.
Un largo sorriso sul suo viso, si allontana, sfacciatamente gli guardo il sedere, armonioso, scultoreo, perfettamente adeguato al corpo.
Mia sorella mi guarda, sorride e mi sussurra all’orecchio:
“sei proprio inguaribile, sappi per tua informazione che viene da Cuba ed è il barista”.
Per quel che mi interessava poteva benissimo arrivare dalla luna.
Bevo con calma, poi come morsa da una tarantola mi alzo.
“non dirmi che vai al bar!”
“no vado a fare una passeggiata”
“strano, hai preso la direzione del bar”
“Ah! non sapevo si trovasse laggiù”
“va bene fai quello che vuoi,io devo ritornare in ufficio,ci vediamo a pranzo”
“certo sorellina,sarò puntuale”
Mi avvicino le do un bel bacione con lo schiocco.
cmq ha ragione, desidero rivedere il mio “David di Michelangelo” in versione olivastra.
Lo trovo intento a servire dei clienti, mi siedo al bancone, si avvicina.
“desidera qualcosa signora?”
“a parte che sono ancora signorina, quello che desidero non è in vendita, almeno credo”…
Lo so, la mia risposta è stata molto sfacciata, volevo metterlo in crisi.
“in questo villaggio è tutto compreso e mi scusi per la gaffe, ma sono talmente abituato ad avere a che fare con donne sposate che non ho fatto caso che lei non lo era”.
Lo disse sempre con quel sorriso smagliante,
Ha rilanciato ora voglio vedere la posta, punto il massimo.
“voglio te”.
Lo guardo fissamente negli occhi, non rispose, continuò a fare il suo lavoro.
Vedevo che con la coda dell’occhio continuava a lanciarmi occhiate.
Mi valutava, soppesava, voleva vedere la mia puntata, tornò vicino a me.
“l’aspetto alle 21 dietro al solarium”.
Non disse altro, si allontanò facendomi ammirare ancora una volta il suo corpo.
Fu una giornata abbastanza lunga, il villaggio era moscio, si avvicinava il fine settimana, giravano parecchie facce tristi, facile indovinare che appartenevano a coloro che dovevano partire.
Finalmente il sole tramontò, doccia, vestizione, cena, oramai era diventato un rito, poi ognuno per la sua strada.
“te ne vai già sorellina?”
“si ho voglia di fare una passeggiata lungo il bagnasciuga”
“da sola?”
“per il momento si, potrei incontrare il dio del mare”
“Lilly,per favore,non combinare casini”
“ehi guarda che sono un Angelo”
“si caduta dal cielo”
“buonanotte e Mary?”
“ritorna domani sera”
Mi ritrovai a passeggiare lungo il bordo della piscina diretta al solarium, ero scalza, mi piaceva sentire il fresco della pietra sotto i piedi, quella sera avevo indossato una semplice tunica acquistata al bazar del villaggio, sotto, l’amato perizoma e niente altro.
Arrivai al luogo dell’appuntamento, era lì, seduto su di un masso, vestiva ancora di bianco, staccava nettamente nella notte.
Mi avvicinai.
“ciao eccomi qua”.
Stupida frase, ma in quel momento non sapevo cosa dire.
Senza pronunciare una parola, mi prese per mano e ci incamminammo verso la parte privata del villaggio, sapevo che c’erano dei bungalow dove dormiva il personale, ma ora al buio, avevo un po’ di apprensione.
Sentire la sua stretta, mi tranquillizzò, anche se dentro di me una certa delusione era vagante, mi sarei aspettata un abbraccio, un bacio, delle carezze, invece nulla, solo la sua salda mano che stringeva la mia.
Superammo alcuni bungalow fino ad arrivare ad uno che mi sembrava più piccolo degli altri.
“siamo arrivati”
Rimasi sorpresa nel vedere che invece di aprire la porta, bussò.
Cominciai ad avere qualche timore, mi guardai intorno, nessuno, feci per fare un passo indietro, ma la sua stretta era d’acciaio, mi tirò ancor più vicino a se.
“stronza di una stronza dovevi pensarci prima”
Dissi a me stessa.
Pensai di urlare e richiamare l’attenzione di qualcuno, ma cosa avrei potuto dire? che mi ero pentita di seguire il “David” e non volevo più andare avanti?
Prendermi per pazza, sarebbe stato il minimo, per non parlare della figuraccia che avrei fatto nei confronti di Cinzia, Mary e della compagnia.
Perciò rimasi lì, prigioniera di quella possente presa.
Si aprì la porta, ritornai a respirare, nel vano, illuminato dalla luce interna, si affacciò una bella ragazza.
Mi misi a sorridere e dentro di me pensai.
“bella serata, altro che stallone tutto per te, questo vuole una cosa a tre”.
Non ero d’accordo, non mi sono mai piaciuti i triangoli, qualsiasi sia la loro composizione.
Che altro fare? oramai ero in gioco, avevo rilanciato, era venuto a vedere, non potevo tirarmi indietro.
Facendo un bel sorriso, entrai, a dir il vero dovetti entrare visto che ero ancorata alla sua mano.
Sia chiaro non sono una puritana, ne una ipocrita, sono bisex, mi piacciono gli uomini(soprattutto) e le donne, solo che non avevo mai fatto una cosa a tre, come ho già scritto, mi piace dedicarmi totalmente alla persona con la quale sono in quel momento sia uomo o donna.
Dicono che “c’è sempre una prima volta”, allora, forza Lilly andiamo avanti, anche perché avrei voluto vedere cosa altro potevo fare, visto la morsa che artigliava la mano.
All’interno non c’erano poltrone ne divani ma solo tanti cuscini.
Mi fecero accomodare su alcuni di loro.
Senza proferire parola la ragazza gentilmente mi offerse da bere.
Ebbi il modo di guardarla meglio ora che la luce era un po’ più forte.
C’era qualcosa di strano nei suoi lineamenti, belli, ma troppo duri per una ragazza, aveva si un bel corpo, almeno da quello
che potevo vedere.
Restammo per un po' in silenzio alquanto imbarazzati, nessuno voleva prendere l’iniziativa.
Fu lo stallone a prenderla, si alzò e cominciò a spogliarsi, lo fece con naturalezza, senza inibizione, come fosse solo.
Si tolse la camicia, i pantaloni, restò con gli slip; i miei occhi erano puntati su di un unico punto, una notevole protuberanza riempiva il tessuto oramai teso degli slip, con la coda dell’occhio guardai la sua ragazza.
Rimasi alquanto sorpresa nel notare che non guardava quel meraviglioso monumento della natura, guardava me.
Il ragazzo mi si avvicino, lentamente sfilò lo slip, liberando un membro che, date le misure fino ad oggi incontrate, mi sembrava grosso e lungo.
Svettava davanti agli occhi, feci per alzare una mano e toccarlo, ma lui mi precedette, lo avvicinò alle mie labbra, lo appoggiò, cominciò a spingere, dovetti aprirle per accogliere la cappella, anzi dovetti aprirle un po’ più del solito, introdusse tutto il glande, me la riempiva tutta, si fermò, lasciò che la lingua accarezzasse la cappella.
Chiusi gli occhi, con una mano accarezzai i testicoli, una borsa ben proporzionata li conteneva a malapena tanto erano gonfi.
Ebbi un pensiero:
“se questo eiacula, mi soffoca”.
La pelle era liscia, levigata.
Sentii un movimento alle mie spalle, due mani che sollevavano la tunica.
La ragazza si stava dedicando a me.
Con riluttanza lasciai uscire l’asta dalla bocca, il tempo per far passare il vestito, la ripresi senza difficoltà, la bocca era rimasta nella posizione precedente.
Cambiai posizione, mettendomi in ginocchio,
Non prima che due mani mi togliessero il perizoma.
Sentivo il piccolo seno della ragazza accarezzarmi la schiena.
Il cervello era oramai partito verso mete lussuriose.
Mani sui seni, strizzavano, accarezzavano, stringevano.
Mille scosse attraversarono il corpo.
Il pene venne tolto dalla bocca.
Le mani dello stallone sotto le ascelle, mi sollevo come fossi una bambola di pezza, mi abbraccio strettamente, il membro prigioniero fra di noi, le braccia della ragazza che mi stringevano, si abbassarono, arrivarono alla vagina, la allargarono.
Il ragazzo si fece indietro, punto lo spadone all’ingresso, comincio a spingere, la ragazza allargava il più possibile, iniziò ad entrare, piano, piano, sembrava un lingotto incandescente, la vagina diventò una caverna.
Provai dolore, strinsi i denti, non volevo far la figura della verginella, ma era grosso e il dolore non diminuiva, i muscoli della vagina non volevano cedere, almeno pensavo fossero loro ad impedirne l’entrata.
Fu la ragazza ad accorgersene, appoggiò le labbra all’orecchio
“rilassati o ti farà del male, spingerà sempre più forte fino a farlo entrare tutto”
Spingeva e spingeva, cercai di rilassare i muscoli vaginali, piano piano il dolore si attenuò.
Finalmente entrò, sentii una pienezza incredibile nel ventre, mai provata prima, rimase fermo, con le mani andò sulle natiche, le attanagliò, cominciò ad allargarle, non capivo cosa volesse fare, ma dopo un minuto l’arcano si svelò.
Non me ne ero accorta, ma l’amica si era allontanata ed ora era inginocchiata con la faccia a pochi cm dalle natiche, una lingua cominciò a leccare l’ano, la punta che voleva entrare, un dito si fece strada, iniziò a giralo e rigirarlo.
Venni, ebbi un orgasmo incredibile, sarei caduta a terra se non fossi stata impalata da quell’asta.
La ragazza tolse il dito, lo stallone allargo ancor di più le natiche.
Ora l’ano era a completa disposizione della ragazza, aperto al massimo.
A quel punto successe una cosa incredibile, inaspettata, che mi lasciò senza fiato.
Sentii qualcosa di duro spingere, non era un dito, era un altro pene, all’inizio pensai che la ragazza avesse indossato un dildo, ma quello che cercava di entrare non lo era affatto, spalancai gli occhi, guardai il ragazzo, sorrideva malignamente.
“qui tutto è compreso, ma ci sono degli extra e quelli si pagano”.
Non compresi le sue parole ne il significato, capii solo che ero impalata davanti e dietro.
Cominciarono a muoversi, trovarono il ritmo, ero una bambola di carne appesa alle loro virilità, dolore e piacere, piacere e dolore, non capivo più nulla, oramai si mischiavano, anche se inizialmente era il dolore ad avere la meglio, sia davanti che dietro.
Ma più che il dolore era l’amarezza di essere stata ingannata e umiliata.
A prevalere fu il piacere che spazzo via ogni sofferenza, lasciando spazio alla travolgente marea.
Iniziai a godere, non potevo fermare quell’inondazione di piacere, quante volte godetti?
Non lo so.
Il corpo reagiva indipendentemente dal cervello.
Godetti come una matta o invasata, fate voi, senza ritegno.
Urlavo qualcosa che le mie orecchie non udivano.
Sentivo i loro colpi, i loro ansiti, il rumore dei membri che andavano e venivano dentro il corpo.
Infine l’esplosione, due torrenti impetuosi che entravano, si scontravano, uscivano, colavano.
Il liquido seminale iniziò a scendere, formando un rivolo a metà tra la vagina e l’ano.
Finalmente le pompe si fermarono, sentii un flop, quello dietro era uscito, un altro flop, era uscito quello davanti.
Le gambe cedettero, caddi sui cuscini, ansimavo, non avevo più un grammo di forza.
Alzai gli occhi, lui con il cazzo ancora in erezione, “lei”, già “lei”, si perché lei era una “donna” o almeno si riteneva tale pur avendo un bel pene in mezzo alle gambe.
Anche lei ancora in erezione.
Feci un sorriso, mi avevano distrutta, ma loro non erano ancora stanchi, mi guardarono sorridendomi.
“la signorina è soddisfatta?”.
Non risposi, che altro avrei potuto dire?, mi limitai a chiudere la mano destra a pugno ed alzare il dito medio.
Risero sguaiatamente al mio gesto.
Fu la “ragazza” a parlare.
“la puttanella l’abbiamo soddisfatta, ma io sono ancora affamata?”.
Si dimenticarono di me, cominciarono a giocare, fra di loro.
Ritrovai le forze, raccolsi il perizoma, mi infilai la tunica e andai verso la porta, prima di uscire, li guardai un’ultima volta, lo stallone stava per introdurre il suo nerboruto attrezzo nel culo della sua “amica”.
Sorridendo mi venne da pensare.
“non sentirà male, è ben lubrificato dalla voglia che gli è venuta”.
Chiusi la porta alle mie spalle.
Mi avviai verso il bungalow, avevo goduto veramente tanto, ma dentro di me rimaneva qualcosa di amaro, ero stata ingannata, doveva dirmelo, doveva darmi la possibilità di fare una libera scelta, in qualche modo, anche se accettata, avevo subito una violenza.
Dentro di me montò un senso di rabbia, lo maledissi, poteva essere una bella serata, invece.
in questo villaggio avevo avuto due uomini e tutti e due mi avevano raccontato una bugia, mi avevano ingannato, ma perché dico io, che bisogno c’era?
Se mi avessero detto la verità la mia partecipazione sarebbe stata più totale, più completa, senza lasciarmi questo amaro in bocca.
Voi uomini, a volte, sapete essere, molto, ma molto stupidi.
Il primo impulso è stato quello di vendicarmi, almeno dello “stallone”, bastava avessi raccontato il fatto a Cinzia, lei ne avrebbe parlato con Mary la quale sicuramente avrebbe preso provvedimenti, era assolutamente proibito avere contatti con gli ospiti, ma sinceramente non era quello che volevo, in fin dei conti inganno o meno la serata era stata indimenticabile, ne sapeva qualcosa l’entrata posteriore.
Passarono alcuni giorni, dovevo assorbire l’ultima avventura, che anche se non volevo ammetterlo, mi aveva segnato nel morale e nel fisico.
Oramai si avvicinava il giorno della partenza, del ritorno a casa, al quotidiano, al lavoro.
Quel giorno decisi di rimanere tutta la giornata a prendere il sole, volevo abbronzarmi al massimo, rinunciai anche allo spuntino di mezzogiorno, mia sorella mi portò un panino.
Ah! che bello, baciata dal sole, penetrata dai suoi raggi, posseduta da lui, su tutto il mio corpo la sua calda carezza, i suoi ardenti baci, mi facevano dimenticare la recente avventura.
Più di una volta Cinzia mi chiese il motivo di quella malcelata tristezza, che traspariva notevolmente.
Diedi colpa all’imminente fine della vacanza.
“sorellina non me la dai a bere, ti conosco troppo bene”
“va bene, ma lascia stare, un giorno te lo dirò, per il momento lasciamo perdere”.
Non volevo mettere nei guai i due ragazzi, in fin dei conti ci sono andata di mia spontanea volontà se poi hanno barato, avrei dovuto prevederlo, almeno questa era la giustificazione che mi davo.
Continuamente baciata dal sole, venne sera, andai a farmi la doccia e mentre lasciavo che l’acqua fresca scivolasse piacevolmente sull’accaldato corpo, ebbi un breve capogiro, un attimo di manchevolezza, le gambe avevano leggermente ceduto, non diedi importanza al fatto, finii di lavarmi, indossai l’accappatoio e mi avvicinai all’armadio per scegliere il vestito per l’imminente serata, altro capogiro, ebbi un po’ di paura e chiamai Cinzia, mi fece stendere sul letto è non sapendo cosa fare, mandò a chiamare l’infermiera del villaggio, la quale arrivò subito seguita a ruota da tutta la compagnia, mancava ancora qualcuno e il bungalow sarebbe stato pronto per un party, l’infermiera dall’alto della sua esperienza mi toccò la fronte e sentendola ben calda.
“sei stata tutto il giorno al sole, hai una bella insolazione”
“ma sono oramai 13 giorni che siamo qui, di sole ne ho preso a tonnellate”.
“si ma non 12 ore di seguito, meglio chiamare il medico”.
Poco tempo dopo arrivò, non gli ci volle molto a capire che avevo proprio preso una bella febbre da troppo sole, mi prescrisse una bella crema rinfrescante, mi fece ingoiare una pastiglia per abbassare la febbre e mi fece una puntura per non so quale motivo, forse per vedermi il culetto, si lo so cosa state pensando, “maialina anche in quei momenti”, che ci volete fare è la mia natura.
Con questi pensieri riuscii a sentire la voce del dottore.
“riposo assoluto a letto e vedrai che dopo una bella nottata di sonno, tutto sarà risolto e domani niente sole d’accordo?”
Annui, che altro avrei potuto fare?
Sai che bello, le ultime notti di vacanza, ed io a letto a fare la bella addormentata.
Baci, bacetti, bacioni, uno alla volta andarono a cena, mi girai da una parte, pensai un po’ a quello che era accaduto in quei giorni; lasciai andare le mani verso il basso ma rinunciai, non avevo voglia di masturbarmi o meglio non c’è l’avrei fatta. scivolai in un dolce sonno con relativo sogno fatto di un bellissimo pene peloso, invitante, il padrone me lo offriva generosamente, cui stranamente aveva il viso del mio primo cavaliere, ma come sempre le cose belle vengono interrotte, lontanamente sentii un bussare, ci misi un po’ a capire che lo facevano alla porta.
“Avanti”
“Ciao sorellina”
“cosa fai qui e perché bussi?”.
“pensavo stessi dormendo e non volevo disturbarti”.
“a dir la verità stavo dormendo facendo un bellissimo sogno”.
“allora è stato un bene che l’abbia interrotto, inferma come sei”.
Feci una bella linguaccia.
“ma non sei con la tua amata Mary?”
“ha perso la coincidenza,arriverà domani sera, le ho detto che sarei venuta a farti compagnia”
“che cosa ha detto?”
“questa sera la persona più importante sei tu”
Sorrisi a quella affermazione e dentro di me mi sentii orgogliosa, la invitai a sedersi al bordo del letto, cominciammo a parlare.
Ad un certo punto lei allungò la mano e la mise sulla fronte.
“la febbre sembra sia sparita”
“si mi sento molto meglio, quello che mi ha dato il vostro medico mi ha rimesso in sesto”.
Si alzò e chiuse la porta a chiave.
Probabilmente vide i miei occhi farsi interrogativi.
“non voglio che qualcuno ci disturbi, Lilly, sono venuta a salutarti, lo so, potevo farlo domani, ma è una cosa molto importante, desideravo essere sola con te, questa sarà l’ultima volta, si amore, ho preso la decisione definitiva, non tornerò a casa, quando verrò lo farò assieme a Mary, ma di questo ne parleremo domani, ora lasciami dirti addio a modo mio”.
Se non era un invito.
“fatti baciare, Lilly”
“baciami, anch’io desidero farlo”
Si distese vicina a me.
Si girò su di un fianco, si avvicinò, accarezzò dolcemente i capelli ed il collo, avvicinò il viso al mio, comincio a baciarlo dolcemente a lungo, fino ad approdare alle labbra, si impadronì di loro, introdusse la lingua, cominciò una incredibile battaglia fatta di colpi, succhiate, dolci morsi.
”Lilly è stato fantastico, mi sembra che ogni volta sia più bello!”
Lo disse al termine del lungo bacio, un bacio che purtroppo sapeva di addio, temporaneo, ma sempre un addio, non avrei più rivisto Cinzia (ancora non sapevo che il destino aveva altri progetti per il futuro), se non venendo qui a Tenerife.
”Sorella sei davvero bravissima, è stato il momento più bello di tutta la vacanza!”
“si vede che sono un talento naturale! come dice la mia Mary!”
”Già, se lo dice lei, chi altri potrebbe dirlo!”
La vacanza era finita, quanti bei ricordi da mettere in valigia, assieme ad un pò di tristezza.
Cinzia non tornava con me, sarebbe rimasta per sempre nel villaggio, aveva trovato in Mary la sua anima gemella, la sua felicità, la sua vita e anche se soffrivo, ero felicissima per lei.
Fu un lungo abbraccio quello che ci demmo all’aeroporto di Tenerife “Reina Sofia,” ancora non sapevo cosa mi riservava il futuro.
Passarono diversi mesi, prima che potessi ritornare a far visita alla sorellona.
Finalmente venne il giorno che potei rimettere piede in quel magnifico villaggio, ma soprattutto rivedere Cinzia.
Nel frattempo ne era diventata la direttrice, Mary era l’amministratrice delegata, visto che il villaggio era della sua famiglia.
Giusto come informazione, il cui padre ne era presidente.
Ma lasciamo perdere queste cose che a voi non interessano.
Dopo aver abbracciato e baciato Cinzia, la prima cosa che le chiesi.
“c’è ancora il mio Michelangelo nero?”.
“si ma guarda che ora dirigo il villaggio, sai le regole, non metterlo nei pasticci”
“tranquilla sorella, voglio solo salutarlo e ringraziarlo della particolare serata che mi ha donato”
“va bene e al solito posto, vai pure avanti che poi ti raggiungo, ah!, per la cronaca io non so nulla di quello che avete fatto, lo sai come la pensa Mary?”
“tranquilla, da me non lo saprà di certo”
Sinceramente, a parte i mesi passati, nel vederlo, ogni voglia di vendetta era scomparsa in me, in fin dei conti mi aveva fatto felice.
“ti ricordi di me?”.
“non proprio”.
“hai ragione, ho cambiato aspetto ed ho gli occhiali, ma forse ti ricorderai della signorina tutto compreso che ha dovuto pagare per gli extra, ma soprattutto non mi è piaciuto l’inganno, dovevi dirmelo del tuo “amico”.
“ah!, ora si che mi ricordo è stata una bella cavalcata io e la mia “amica” ogni tanto c’è la ricordiamo, veramente memorabile lei è veramente una bella cavalla da monta mia cara signorina e quella sera ci abbiamo dato dentro alla grande, purtroppo per avere, bisogna dare e pagare, cmq mi sembra che gli extra le fossero piaciuti e parecchio da come ha reagito, vuole una replica? sempre a disposizione, facciamo questa sera?”.
Non so se fu il modo in cui lo disse o il sorriso strafottente a farmi andare su tutte le furie, tanto che mi spuntarono le lacrime.
Ero veramente arrabbiata, ritornai da Cinzia e le raccontai tutto.
“ah! è così, ci sono parecchie lamentele su quel tipo, ma ho sempre pensato fossero chiacchiere di villaggio, ora lo sistemo”
“no lasciami consumare una piccola vendetta”
“che vuoi fare? non crearmi casini”
“tranquilla nessun casino, seguimi e vedrai”.
Ritornai al bar della piscina, mi accolse col sorriso del trionfatore, probabilmente già pregustava la serata.
“allora signorina facciamo questa replica?”
“nessuna replica, ma tu lascerai questo lavoro, portandoti dietro la tua “amica”
Prima di rispondere fece una lunga risata.
“signorina lei non può decidere queste cose, al massimo se non vuole più replicare con noi, può darla a qualcun altro, se vuole l’aiuto a trovarlo”.
Cinzia, che si era tenuta nascosta, apparve, sul viso un’ira a stento trattenuta.
“hai ragione, lei non può, ma io si, vattene, non farti mai più vedere, sei licenziato fin da questo momento, lo conoscevi il regolamento, niente avventure con gli ospiti, passa dall’amministrazione, voglio libero il bungalow entro le 15 e per quello che hai appena detto a mia sorella ti assicuro, non troverai posto sull’isola”.
Vendetta era consumata, anche se sinceramente, non mi diede nessuna gioia, ora vi chiedo il vostro parere, lo so non cambierà nulla, ma almeno saprò se mi sono comportata da stupida ragazzina o se ho avuto un pò di ragione.
Vi ringrazio.
I miei soliti bacioni.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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